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Intervista TV PRATO (link)

Video intervista SIENA TV (link) minuto5’30

Sinossi:

In un podere fiorentino, mentre la Seconda guerra mondiale imperversa sul territorio italiano, una famiglia di mezzadri fatica a portare avanti i ritmi delle colture; due dei tre figli dei contadini, Oliviero e Giovanni, prestano infatti il servizio militare.
Quando anche il figlio più piccolo riceve la chiamata alle armi, non dall’Esercito italiano ma dalla Repubblica Sociale, fugge in un altro podere delle colline fiorentine per non combattere contro i propri fratelli.
Dopo qualche mese la Wehrmacht arresta due fratelli, uno perché fuggito e l’altro perché disertore. Entrambi vengono deportati prima a Carpi e successivamente in Germania, mentre l’altro fratello, Giovanni, ignaro della loro sorte, è costretto a lavorare come prigioniero civile a Tolone e a Norimberga. Un incontro casuale tra i fratelli si trasforma nell’opportunità dei due deportati di salvarsi la vita e con coraggio riescono a uscire dal campo di lavoro forzato in cui erano stati rinchiusi.
Nel frattempo al podere la situazione è sempre più complicata: manca la forza-lavoro necessaria e i due contadini sono travolti da una malattia che peggiora la situazione e il rapporto con il fattore proprietario del podere. 
L’arrivo degli Alleati rappresenta una svolta importante ma il rientro a casa dei superstiti risulta più duro del previsto.

Estratto dal testo:

[…]Stanchi e senza fiato, i tre compagni raggiungono infine la cima di Monte Mario, una distesa di pini secolari con un sottobosco di arbusti. Oliviero si gira verso la città e ammira il panorama mozzafiato: la bellezza di Roma si distende sotto i suoi occhi. Riconosce la cupola di San Pietro, il Tevere e l’isola Tiberina, il Quirinale e gli altri colli.

«Avete dato un’occhiata alle vostre spalle?», dice.

I suo i compagni si voltano e quasi simultaneamente spalancano la bocca: una vista così non l’avevano mai immaginata. […]

Secondo Estratto:

[…] nei paesi del Monte Sole si era radicata una brigata partigiana potentissima: la Brigata Stella Rossa». Si interrompe per vedere l’effetto delle sue parole, ma non coglie reazioni particolari.

Elio lo incalza: «Vada avanti».

«Si trattava di una brigata molto numerosa; qualcuno parlava di diecimila partigiani, in realtà erano attive meno di mille unità. Il gruppo si era raccolto attorno ad un personaggio molti carismatico chiamato il Lupo, che faceva parte di una famiglia molto impegnata nella lotta antifascista. Grazie a un attento lavoro di raggruppamento, spionaggio e cura delle informazioni, il gruppo aveva attirato anche componenti esteri, fra cui alcuni inglesi fuggiti da un campo di detenzione. Mi riferisco a un certo Singh, un soldato indiano della British Army, e un russo, Karabon»[…]

Terzo estratto:

[…] «Sei un grande osservatore, come Oliviero. Lo sai quando abbiamo avuto i capretti, una decina di anni fa, siamo rimasti stupiti perché sono nati con i denti? Speriamo di riavere presto dei piccoli. Mi piacerebbe tanto», confessa Emilia. […]

Quarto estratto:

[…] «Temevamo anche che la bombardassero, non sapendo che l’avevamo gia liberata da soli. Mi segui?». Attende la risposta di Elio che invece allarga le braccia aspettando il proseguimento del racconto. «Abbiamo avvertito la popolazione, che ha appeso a ogni finestra delle lenzuola; Modena era tutto uno svolazzare di bianco. Gli alleati che passavano in aereo hanno capito subito che si trattava di un segnale di liberazione». […]

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