Ho conosciuto il professor Mario Venuti in una recente occasione ed ho avuto modo di apprezzare la sua disponibilità al dialogo. Mi sono dunque approciato con uno spirito molto interessato alla sua pubblicazione del 2018.
Il libro si struttura in due parti, nella prima è presente una trattazione storica degli avvenimenti successivi all’armistizio del 1943 mentre nella seconda parte, molto toccante, sono presenti testimonianze di deportati, imi, lavoratori coatti che hanno avuto esperienze agghiaccianti e forti ritorsioni da parte dei tedeschi. I racconti parlano di numerosi campi di prigionia, sottocampi, lavori forzati e di esperimenti compiuti sul corpo di ex militari italiani.
Mi sono molto soffermato sulle parti della trattazione in cui si parla di rivalutazione degli IMI (Internati Militari Italiani) non avendo mai conosciuto in profondità il fenomeno della ritorsione che invece caratterizzava i rapporti tra popolazione ed ex IMI nel dopoguerra.
Solo nel 1985 durante il convegno ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) di Firenze il ruolo di coloro che non vollero assoggettarsi all’Esercito tedesco venne finalmente riconosciuto come atto di vera e propria Resistenza.
Ho molto apprezzato la parte in cui si parla di quattro tipologie di resistenza e cito il manoscritto: 1) la resistenza delle Forze antitedesche post 8 settembre 1943; 2) la guerra partigiana; 3) la resistenza del nuovo esercito italiano a fianco degli alleati e 4) la resistenza senza armi degli IMI.
Riguardo le interessanti testimonianze raccolte cito due passaggi molto diversi tra di loro:
“Ragazzi c’è l’armistizio” “O come l’Armistizio?” e allora ci fu il passaparola da una tenda all’altra e un pò di euforia.
Ad un certo punto dal soffitto della stanza cominciò a venire acqua calda, poi tutta fredda: eravamo tutti chiusi dentro. Questo continuò per 10/15 minuti. […] Ora me lo spiego: loro lo fecero per misurare le nostre forze […]
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